Oh Mia Italia


giovedì 16 aprile 2009

Turismo in Kosovo?

Dopo un anno passato a postare la vita di tsm, ora racconto qualcosa di mio.
Sabato prossimo partirò per la prima missione sul campo di un progetto di sviluppo turistico in Kosovo, voluto dal Tavolo Trentino con il Kosovo, bella organizzazione di gente giovane con solide esperienze nel mondo della cooperazione internazionale e molto disponibile a cercare nuove vie di sviluppo nei paesi ad economia arretrata.

Questo lavoro è puntualmente arrivato tramite il solito Paolo Grigolli, il network manager dell’area turismo di tsm che tende piacevolmente a prolungare la sua azione di procacciatore di occasioni anche oltre gli stage del master.
Un giorno mi arriva una sua email con la vacancy di questo progetto. Decido di ignorarla: troppi lavori già aperti, e poi turismo e Kosovo non mi sembrava un’accoppiata vincente…
Poi qualche sera dopo eravamo a cena a casa di Fabio Sacco, c’era anche Francesco Falcioni (entrambi miei colleghi di master MTM4 e compagni di sogni idealistici e imprenditoriali), Barbara Di Noia di MTM5 e ovviamente anche Paolo.
Nel bel mezzo di non so quale discussione mi prende una sorta di saudage balcanica. I Balcani sono un’area che per la maggior parte della gente è orribile, ma dove io vado appena posso. Mi ritrovo tutti i commensali a spronarmi per quel progetto in Kosovo: “dai, è fatto per te”, “finalmente potrai lavorare su un turismo delle terre ferite...”, “potrai mangiare burek tutti i giorni..”.
La mattina dopo mando subito il curriculum e una breve presentazione di quello che vorrei fare, e da allora la strada è stata tutta in discesa: i ragazzi del Tavolo hanno intuizioni buone, c’è voglia di fare, ci sono disponibilità economiche e coscienza dei limiti del contesto. Insomma si parte, e da sabato la strada sarà in salita…

Avevo già lavorato nell’ambito della cooperazione internazionale, e trovo che in questa specie di settore si confrontino due dimensioni, quella di motivazione etica e quella di competenza tecnica.
Detta molto semplicemente, credo che ci si impegni nella cooperazione perché si trova ingiusta la disparità economica che caratterizza le diverse aree geo-politiche del mondo. È inaccettabile che una persona abbia meno opportunità di istruzione, di benessere, di sicurezza, e spesso di speranza di vita, per il semplice fatto di essere nato in un posto economicamente marginale. Si fa cooperazione perché si è convinti di poter incidere in tutto questo.
Ma si può incedere solo se si hanno gli strumenti tecnici per farlo. Serve la padronanza delle tecniche di sviluppo territoriale: il coinvolgimento degli attori locali, la conoscenza dei mercati internazionali, la capacità di elaborare strategie concrete e tarate tanto sui limiti di un contesto quanto sulle sue potenzialità.
Senza competenze non si riesce ad incidere, e se non si incide pian piano si rischia di perdere anche le motivazioni.

Vado insomma in Kosovo per fare economia di mercato. Anche per viaggiare, certo, anche per mangiare ottima cucina turca e per vedermi un matrimonio tradizionale albanese. Ma questi sono solo appendici piacevolissime di un lavoro che è e deve rimanere altro: la creazione di opportunità di sviluppo economico locale attraverso il turismo.
Mi aspetta un’agenda fittissima: incontri con gli operatori locali, confronti con le istituzioni kosovare e con il personale dell’Unione Europea e di Ong internazionali, verifica dell’attendibilità della mappatura delle risorse e delle attrazioni turistiche fatta in passato.
I prossimi post arriveranno da Peja.

fonte : http://tsmturismo.blogspot.com/2008/08/turismo-in-kosovo.html

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